Tipi di Endometriosi

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L’endometriosi è un disordine infiammatorio estrogeno-dipendente caratterizzato dalla presenza di tessuto e stroma endometriale all’esterno della cavità uterina. Ad ogni ciclo mestruale il tessuto endometriale ectopico si sfalda ed è causa di infiammazione con conseguente cicatrizzazione/o fibrosi. Ne consegue la formazione di aderenze o cisti o noduli che ciclo dopo ciclo aumentano di dimensioni ed estensione. (immagini)

Le cellule endometriali ectopiche più frequentemente si trovano sul peritoneo pelvico o negli altri organi pelvici (ovaie, legamenti uterini, setto retto-vaginale, tube, vescica, retto-sigma) definendo il quadro di endometriosi esterna pelvica. L’endometriosi può insorgere anche in organi e tessuti lontani dalla pelvi (ombelico, pregresse cicatrici di interventi laparotomici, appendice, polmone, arti, vulva), endometriosi extrapelvica. L’endometrio ectopico infine, può essere localizzata anche all’interno della parete dell’utero definendo l’endometriosi interna o adenomiosi.

 La causa dell’endometriosi rimane ancora sconosciuta. Non esiste un’unica teoria in grado di spiegare tutti gli aspetti dell’endometriosi. L’ipotesi patogenetica più accreditata è basata sul fenomeno delle cosiddette mestruazioni retrograde, secondo le quali i frammenti di endometrio raggiungono la pelvi tramite il flusso retrogrado trans-tubale grazie a un gradiente pressorio derivante da contrazioni uterine desincronizzate e si impiantano nel peritoneo e negli organi addominali. Dopo che si impiantano, crescono e invadono la pelvi, causando infiammazione cronica e formazione di adesioni. In seguito, a causa della perdita di un’adeguata risposta immunitaria, le cellule endometriali possono costituire dei noduli che ricevono sangue tramite dei vasi neoformati. Il numero e la quantità di cicli mestruali, associati alla genetica e ai fattori ambientali, definiscono il grado di espressione fenotipica della malattia 

 La mestruazione retrograda si verifica nel 79-90% delle donne durante la loro vita riproduttiva, pertanto la differenza tra l’incidenza di questo fenomeno e la presenza di endometriosi potrebbe essere spiegata dalla presenza di meccanismi permissivi che promuovono l’impiantamento e la crescita delle cellule endometriali.

Tra i molteplici potenziali fattori investigati, il fattore immunologico è considerato avere un ruolo chiave nello sviluppo dell’endometriosi.

Ricerche recenti suggeriscono il ruolo della risposta immunitaria nella sua patogenesi per l’infiammazione cronica associata con un’anomala attivazione dei macrofagi peritoneali, la produzione di citochine, pro-infiammatorie e il deficit di cellule natural killer. Inoltre nelle pazienti con endometriosi è stato documentato un aumento nella produzione di autoanticorpi contro l’ovaio.

L’endometriosi appare dunque un disordine genetico multifattoriale, nel quale varianti alleliche di numerosi geni interagiscono con fattori ambientali nel determinare la predisposizione della donna a sviluppare la malattia.

Nel 20-25% dei casi l’endometriosi è asintomatica e la diagnosi è posta come riscontro incidentale durante un intervento eseguito per altre indicazioni.

L’intensità della sintomatologia non è in rapporto all’estensione e/o alle dimensioni delle lesioni e né alla gravità della malattia, donne con malattia avanzata possono essere asintomatiche o pauci-sintomatiche e donne con endometriosi lieve o moderata possono presentarsi con sintomatologia grave.

I sintomi più frequentemente riscontrati sono:

  • dismenorrea ovvero mestruazioni dolorose, causata dal rigonfiamento e fuoriuscita di sangue e detriti mestruali nei tessuti circostanti i focolai endometriosici. Il dolore inizia qualche giorno prima del flusso mestruale e tende ad incrementare durante e alla fine di questo;
  • dispareunia profonda non orifiziale ovvero dolore durante i rapporti che compromette talora severamente la vita sessuale delle pazienti (presente nel 40% dei casi per coinvolgimento dei legamenti utero-sacrali e del setto retto-vaginale);
  • dolori pelvici cronici; col tempo il dolore tende a farsi sempre più forte e a protrarsi nel tempo fino a giungere ad un quadro di dolenzia pelvica gravativa e tensione continua, con malessere permanente dove poi si inseriscono le crisi dolorose mestruali e/o ovulatorie più intense;
  • dischezia (defecazione dolorosa) soprattutto in fase premestruale, per interessamento del setto retto-vaginale o della parete del retto;
  • stipsi ostinata o diarrea ad andamento ciclico;
  • ematochezia;
  • disuria per interessamento vescicale e del setto vescico-uterino;
  • infertilità nel 30-35% dei casi;
  • sanguinamenti uterini anomali nel 10-15% dei casi con spotting premestruale fino a menorragia.